"A LIFE IN CHAINS"

 

ha vinto

la categoria BEST DOCUMENTARY SHORT al Eko International Film Festival

il terzo posto nella categoria "Short Doc" al Construir Cine Festival

 

è stato selezionato al

Woodengate Film Festival

Sardinia Film Festival

"Una storia vera, un racconto di violenza, traffico e stigmatizzazione."

 

Diretto da Manuel Marano e Federica Vairani "A Life in Chains" è un documentario sulla prostituzione e il traffico di esseri umani in Bangladesh. Il film racconta, attraverso la testimonianza diretta delle vittime, le vicissitudini di donne e bambine costrette alla prostituzione, soggette a violenza e stigmatizzazione sociale. Un futuro ormai segnato. Il film vuole portare all' attenzione del pubblico, la difficile realtà delle donne che sono finite nel mondo della prostituzione, senza giudicarle.

 

 

LA STORIA

 

All'angolo tra Mirpur 1 e Mazar Road, una delle aree più trafficate e rumorose di Dhaka, sto aspettando Faysal da quasi due ore. Non mi sono mai abituato ai suoi ritardi ed in questa circostanza l'attesa mi rende ancora più nervoso. Ho conosciuto Faysal a un ritrovo tra amici, appena fuori dalla capitale, sebbene il suo inglese sia poco comprensibile ci siamo sempre capiti, persino al telefono. Faysal lavora come reporter presso una televisione locale, si occupa di criminalità organizzata e non è mai presente nei servizi televisivi che realizza, la sua identità, per motivi di sicurezza, è sempre celata. La sera in cui ci siamo conosciuti abbiamo discusso a lungo dei nostri progetti. Entrambi lavoravamo sulla prostituzione e il traffico di esseri umani nel paese. Io e Federica eravamo indipendenti e il nostro progetto autofinanziato. Faysal, invece, era supportato dall'emittente per cui lavorava. Era riuscito a portare a termine la sua inchiesta ma non era stato in grado di trasmettere il servizio a causa di “ordini superiori”: erano coinvolte persone che avevano il potere di mettere tutto a tacere e la cui moralità non poteva essere in alcun modo scalfita. Oggi, all'angolo tra Mirpur 1 e Mazar Road, sto aspettando che mi porti il materiale video che è riuscito sapientemente a trafugare alla sua emittente: un servizio condotto per parecchi mesi in collaborazione con la polizia di Khulna intenta a sgominare un'organizzazione criminale di trafficanti di esseri umani. Una rete criminale il cui scopo era quello di vendere le ragazze alle zone a luci rosse oltre il confine: in India. Il materiale sarebbe servito a completare il lavoro che fino a quel momento avevamo svolto all'interno del bordello di Kandapara dove, un afoso giorno dell'agosto 2011, tutto è cominciato. Scendo da un polveroso pullman e vengo catapultato in un chiassoso bazar nella cittadina di Tangail a circa 80 km da Dhaka. Ad attendermi Mr Lockman, il mio contatto e la mia guida sul posto. Saliamo su un moto rickshaw e ci dirigiamo immediatamente verso il centro della città. La zona a luci rosse è alle spalle di una Moschea e a circa 200 mt dalla stazione di polizia. Siamo in pieno Ramadan e le due strade che costeggiano il Bordello non sono particolarmente affollate. Paghiamo il rickshaw e ci infiliamo in uno degli stretti vicoli che conducono all'interno della zona a luci rosse. Seguo Lockman che mi conduce a grandi passi dalla prima delle ragazze che ho intenzione di intervistare. Nodi, questo il nome che voglio darle, mi accoglie in quella che è la sua abitazione e alcova: una stanza minuscola in cui il letto occupa circa la metà dello spazio disponibile. Mi invita a sedere e mi racconta la sua storia. Lei, come migliaia di ragazze, è stata ingannata da falsa promessa di lavoro e venduta a una delle tenutarie del Bordello. Nel 2012 Federica Vairani si è unita al team come co-produttrice e co-regista e nel settembre dello stesso anno abbiamo iniziato le riprese. Abbiamo raccolto una grande collezione di scioccanti testimonianze di violenza, prostituzione giovanile e, come conseguenza, stigmatizzazione sociale. Le ragazze che nascono all'interno del Bordello sono destinate a diventare prostitute, i ragazzi sono destinati a diventare protettori o spacciatori di droga. Le prostitute che in qualche modo riescono a lasciare il Bordello vengono respinte dalla società, non riescono a rifarsi una vita e la maggioranza decide di tornare e ricominciare a lavorare come sex worker. Il 12 Luglio 2014 un gruppo di uomini armati, fiancheggiati dal governo locale, si sono recati a Kandapara, armati di taniche di benzina hanno minacciato di dar fuoco al posto. La zona a luci rosse è stata demolita e più di 900 prostitute sono state obbligate ad andarsene. Centinaia di loro si sono trasferite in altri bordelli all'interno del Paese, ma molte sono rimaste a Tangail dove vivono minacciate dai residenti.

MANUEL MARANO - FILMMAKER

Fotografo e regista documentarista Italiano. Dal 2010 ad oggi ho lavorato in Bangladesh, India e Sri Lanka, occupandomi prevalentemente di problemi sociali quali la prostituzione e lo sfruttamento dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo. Sono co-produttore e co-regista di "A Life In Chains", basato sulla mia personale ricerca investigativa rispetto alla prostituzione e al traffico di Esseri Umani in Bangladesh.

 

FEDERICA VAIRANI - FILMMAKER

Federica Vairani è la co-produttrice e co-regista di "A Life in Chains". "Il desiderio di portare alla luce, di raccontare le loro storie e mostrare le contraddizioni della loro realtà è molto potente" ha dichiarato quando si è unita al team. E' un sound engineer freelance che lavora per studi di post-produzione audio che si occupano di cinema, spot televisivi e radiofonici, e documentari. Era fra le fondatrici del gruppo creativo Au5 con il quale ha realizzato video sperimentali, cortometraggi e documentari fra il 2005 e il 2012. E' anche una fotografa che ha esposto in Italia e all'estero. Vive e lavora a Brescia e a Milano, Italia.

CONCRETE PRODUCTIONS

contact@concrete-production.com

--

MANUEL MARANO

manuel@alifeinchains.com

Mobile: +49 0176 81206648

--

FEDERICA VAIRANI

federica@alifeinchains.com

Mobile: +39 339 2822719